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DI MATTEO E BONAFEDE, PURE I GIUSTI SBAGLIANO di Salvatore Borsellino

DI MATTEO E BONAFEDE, PURE I GIUSTI SBAGLIANO di Salvatore Borsellino

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“Caro direttore, sono amico dell’uno e dell’altro e li stimo entrambi, ma in questo caso non posso che dirlo nel modo più netto: hanno sbagliato entrambi, Alfonso Bonafede e Nino Di Matteo intendo. Come può essere passato per la testa al ministro Bonafede di provare ad affidare la guida del Dap a uno come Di Matteo? Uno che da pubblico ministero si è ostinato a mettere sotto processo alti ufficiali per la mancata cattura di Bernardo Provenzano o che, addirittura arrivando a ottenerne la condanna in primo grado, ha portato insieme, sul banco degli imputati, mafiosi e ufficiali e politici per quella trattativa fatta sul sangue delle vittime delle stragi e che fra gli obiettivi aveva proprio l’eliminazione del carcere duro per i mafiosi?

PROPRIO UNA FOLLIA. Avesse pensato a uno come Di Maggio, che con la faccia da duro svuotava il 41-bis di
mafiosi e ci organizzava pure tour per qualche giornalista, allora sì. Avrebbe raccolto il consenso e gli applausi di tutti: magistratura, politica, informazione, servizi segreti e, naturalmente, pure della mafia. Ben gli sta, così impara. E per farglielo capire bene, la voce unica del sistema ha fatto passare il falso messaggio che quella proposta Bonafede l’ha ritirata perché intimorito dalle frasi d’amore dedicate a Di Matteo da mafiosi detenuti. Per il futuro, impari: in un ministero sono ammessi i sodali dei prestanomi di Matteo Messina Denaro, le nipoti di Mubarak, perfino i pusher, all’occorrenza. Ma uno come Di Matteo no. E poi avrebbe dovuto tenere conto, in quello stesso momento, della lezione impartitagli dal suo partito, quando impose al Viminale il sottosegretario Gaetti, che al ministero si fece affiancare non certo da un pericolo pubblico come Di Matteo, ma da un ex funzionario del Sisde di Contrada come Giuseppe Di Salvo. Pure a Di Matteo, nel giugno 2018, deve essere andato di volta il cervello. Come ha potuto pensare che quella proposta del ministro, di nominarlo alla guida del Dap, potesse avere seguito? Ha idea di cosa avrà dovuto subire Alfonso Bonafede dai suoi compagni di partito, dai suoi alleati di governo, dai dirigenti del suo ministero, dalle vette e nel contempo dai sotterranei del potere, quando avrà fatto cenno alla sua folle idea? Il ministro Bonafede è senz’altro un galantuomo, ma mica ha fatto la Resistenza con il mitra in spalla e, piuttosto che il fazzoletto rosso al collo, mette quello bianco nel taschino! Nino Di Matteo avrebbe dovuto subito rispondere No, urlando. E poi, l’altra sera, chi lo ha portato a parlare pubblicamente di una vicenda che lo riguardava personalmente e nella quale lo stavano tirando in ballo? Ancora non ha capito chi fra i magistrati, e come, può parlare pubblicamente per prendersi il plauso unanime? Deve parlare di indagini in corso di cui si occupano altri magistrati, come ha fatto Armando Spataro tre anni fa sull’omicidio di Attilio Manca. E infatti chi ha inarcato un sopracciglio contro Spataro? Oppure bisogna mostrare di sapersi rendere proni al sovrano, come avvenne quando linciarono a sangue Luigi De Magistris col benestare del presidente Napolitano o quando lo stesso Re Giorgio entrò a piedi uniti contro i pm del processo sulla Trattativa. Cioè proprio contro Di Matteo. Non l’ha capito quale è il modo per ottenere consenso pure tra le pensose toghe da salotto? E poi che senso ha mostrare quel disprezzo per le bieche pratiche del potere? È un pazzo. Non ha visto che da lustri una grossa corrente della magistratura è comandata da un magistrato che nella sua vita ha fatto soprattutto politica, al ministero e ora al Parlamento? Non ha visto che per più di un decennio tutti i capi della magistratura associata hanno contrattato con Luca Palamara nomine e incarichi? Pure quelli che ora fanno finta di non conoscerlo. Beata ingenuità. E dire che al Csm Di Matteo ne sta vedendo! Ma basta con questa amara ironia.

Ad Alfonso Bonafede e a Nino Di Matteo un errore per ciascuno devo contestarlo. Il ministro non
pensi più di fare una proposta coraggiosa e della quale gli rendo merito, prima di avere ottenuto il benestare di tutto il mondo del potere che gravita intorno al suo ministero e al suo governo, perché altrimenti, come sta accadendo, ricadranno su di lui gli effetti delle sotterranee, torbide trame, che lo hanno ingabbiato quando voleva Di Matteo a capo del Dap. E Nino si astenga dal guardare programmi trash in tv. Anche e soprattutto quando parlano di lui. Un’ultima cosa, da fratello maggiore (dato che ho almeno l’età per poterlo essere): cari Di Matteo e Bonafede, fate in fretta a ricomporre questo dissidio, che fa male a tutti quelli che vi stimano. Altrimenti c’è chi saprà approfittarne per fare fuori prima l’uno fingendo di appoggiare l’altro, e poi, una volta portato a termine il compito, per eliminare anche l’altro rimasto in piedi.”
Salvatore Borsellino

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